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Ototossicità da sostanze chimiche: quando l’ambiente di lavoro danneggia l’udito

  • Immagine del redattore: Giuliano Turrina
    Giuliano Turrina
  • 13 minuti fa
  • Tempo di lettura: 6 min

Non è solo il rumore a mettere a rischio l’udito dei lavoratori: alcune sostanze chimiche hanno effetti ototossici, cioè possono danneggiare le strutture neurosensoriali dell’orecchio e il sistema dell’equilibrio. È ormai comprovato l’effetto negativo di solventi aromatici (xilene, toluene, stirene, etilbenzene) e di agenti come piombo, mercurio, manganese e monossido di carbonio, sebbene il loro ruolo nell’ototossicità sia talvolta ancora sottovalutato.

Ototossicità da sostanze chimiche - Medicina del lavoro Verona

2. Quali sono gli agenti ototossici in ambiente lavorativo?

2.1 Solventi organici

  • Toluene, xilene, stirene, etilbenzene: numerosi studi, sia sperimentali sia epidemiologici, ne hanno rilevato la capacità di danneggiare l’orecchio interno, soprattutto se combinati a esposizioni sonore elevate.

  • Tricloroetilene, n-esano, disolfuro di carbonio: la letteratura evidenzia danni sensoriali cocleari, soprattutto in presenza di rumore.

2.2 Metalli pesanti e asfissienti

  • Piombo e mercurio: neurotossici noti, con evidenze crescenti su possibili effetti ototossici e vestibolari .

  • Monossido di carbonio, manganese: diffusi in ambienti industriali, alterano l’ossigenazione del labirinto e il funzionamento neuronale .

3. Meccanismi d’azione: come danneggiano l’udito queste sostanze

3.1 Danno cocleare diretto

Molti solventi penetrano nel sistema endolinfatico, attaccando le cellule cigliate e i neuroni afferenti, con danno irreversibile del sistema neurosensoriale .

3.2 Effetti sul sistema nervoso centrale

Centri uditivi e connessioni neurali possono essere compromessi, oligodendrociti danneggiati, con conseguenze sulla discriminazione del parlato, risoluzione temporale e spaziale .

3.3 Interazione con il rumore

Gli effetti sono sinergici – rumore e sostanze ototossiche combinati producono danni superiori alla semplice somma dei loro effetti.

4. Evidenze scientifiche e dati epidemiologici

  • Studi su solventi TEXS (Toluene, Et., Xilene, Stirene) nei lavoratori petrolchimici hanno evidenziato perdite uditive superiori rispetto ai soli esposti a rumore.

  • Una meta-analisi del 2023 conferma che le TLV ACGIH per gli ototossici sono spesso 5‑10 volte inferiori ai PEL di agenzie normatrici, in considerazione degli effetti uditivi.

  • L’industria petrolchimica e i settori minerario, edilizio e manifatturiero espongono milioni di lavoratori ad agenti ototossici.

5. Normativa e linee guida internazionali

5.1 ACGIH (USA)

Secondo la ACGIH, è essenziale eseguire controlli audiometrici per eventuali esposizioni ≥ 20 % del TLV per solventi ototossici.

5.2 OSHA, NIOSH

Le linee guida statunitensi (SHIB 2018) raccomandano programmi di conservazione dell’udito (HCP), considerando soglie di esposizione più basse, e di includere lavoratori esposti anche solo chimicamente senza rumore .

5.3 Canada (CCOHS)

L’ente canadese suggerisce audiometrie annuali per esposizioni ≥ 50 % del limiti TLV, o in presenza di esposizione cutanea significativa .

5.4 Normativa italiana

Secondo le indicazioni della prassi italiana (INAIL, SIML), è considerato opportuno un controllo audiometrico annuale per lavoratori esposti a specifici agenti ototossici anche in assenza di rumore, quando l’esposizione supera il 50% del valore limite.

Tuttavia, non esiste un obbligo normativo esplicito nel D.Lgs. 81/2008 per l’ototossicità da sostanze chimiche.

Le linee guida ACGIH, più restrittive, raccomandano controlli già al 20% del TLV, ma hanno valore consultivo in Italia e non normativo.

6. Strategie di prevenzione

6.1 Buone pratiche e controlli

  • Sostituzione con agenti meno pericolosi.

  • Controlli ingegneristici: sistemi di aspirazione locale, confinamenti, ventilazione.

  • DPI adeguati: respiratori, guanti, maschere per ridurre inalazione e contatto .

6.2 Monitoraggio esposizione

Routine di misurazione dei solventi (aria), biomonitoraggio in caso di esposizioni cutanee .

6.3 Sorveglianza sanitaria audiometrica

  • Audiometrie iniziali per definire lo stato uditivo.

  • Audiometrie annuali per chi supera il 50 % del TLV italiano o il 20 % ACGIH; incluso chi è solo esposto a solventi o metalli .

6.4 Formazione e sensibilizzazione

  • Informare sui rischi specifici degli ototossici dentro e fuori il luogo di lavoro (es. uso domestico).

  • Coinvolgere lavoratori nella scelta di soluzioni più sicure .


7. Monitoraggio audiometrico: strumenti e indicatori

7.1 Audiometria tonale ed emissioni otoacustiche

  • Pure tone audiometry (PTA) identifica threshold shift, mentre le otoacoustic emissions (OAE) captano lesioni cocleari precoci (DOL).

7.2 Valutazioni centrali

Test di discriminazione del parlato e ascolto in ambienti rumorosi rilevano danni al sistema uditivo centrale .

7.3 Strategie proattive (OtoM)

Secondo best practice internazionali, monitoraggio audiologico personalizzato, con follow-up stretto e interventi precoci .

8. Casi studio ed evidenze clinicali

  • L’esposizione combinata a toluene, xilene, stirene ed etilbenzene aumenta significativamente il rischio rispetto al solo rumore .

  • Una ricerca su lavoratori petrolchimici cinesi conferma una correlazione dose‑risposta tra solventi + rumore e aggravamento ipoacusia .

  • Studi sperimentali su animali (ratti) dimostrano danni cocleari da solventi a concentrazioni elevata .

9. Sfide e prospettive future

9.1 Limiti normativi

Non sempre le normative nazionali considerano la componente combinata chimico‑rumore. L’adozione diligente della ACGIH e OSHA migliora la protezione.

9.2 Necessità di aggiornamenti

L’attenzione della ricerca è rivolta a:

  • valutar effetti a basse dosi croniche,

  • creare linee guida unificate per la sorveglianza,

  • sviluppare agenti protettivi cocleari .

9.3 Nuove tecnologie e test

Approcci come OAE, test centrali e monitoraggio longitudinale mirano a diagnosi precoci e interventi personalizzati.

Conclusioni

  1. Le sostanze ototossiche presenti in ambito lavorativo (solventi, metalli, asfissienti) costituiscono un rischio significativo, tanto più se combinate con esposizione sonora.

  2. Le normative italiane prevedono controlli audiometrici annuali per esposizioni ≥ 50 % TLV, ma la ACGIH e le buone prassi track suggeriscono soglie più cautelative (≥ 20 %).

  3. Una prevenzione efficace si basa su strategie integrate: riduzione delle esposizioni chimiche, monitoraggio, sorveglianza audiometrica e formazione continua.

  4. La medicina del lavoro deve adottare un approccio proattivo, aggiornato alle evidenze più recenti e alle best practice internazionali, per tutelare la salute uditiva dei lavoratori.



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